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mercoledì 9 agosto 2017

Le nuove tecnologie ci rendono stupidi?



Da tanto tempo utilizzo le "nuove" tecnologie a scuola e nella vita quotidiana, ma questo libro mi ha incuriosito e questa estate l'ho letto: è abbastanza inquietante e credo vada letto da tutti coloro che hanno a cuore l'educazione e il futuro dei nostri ragazzi. 
Sono una docente, e anche, soprattutto, una mamma e una nonna, quindi i temi trattati mi riguardano molto da vicino, e alcuni brani del libro mi hanno particolarmente colpita. Quindi li trascrivo qui,  sperando di incuriosire qualcuno e spingerlo ad approfondire le proprie conoscenze. Dico subito che l'autore è si uno scienziato, ma il linguaggio usato non è specifico e quindi la lettura è facile e divertente.
Continuerò ovviamente ad utilizzare i vari devices e internet, e continuerò a farlo nell'ottica di trasmettere nei ragazzi che mi competono l'idea di utilizzo consapevole e pertinente.

Dalla Premessa:...Mentre il consumo di alcol, nicotina e persino droghe leggere e pesanti ha fatto registrare una diminuzione, la dipendenza da computer e internet sta aumentando drammaticamente.
...i neuroscienziati riscontrano tra i giovani adulti un aumento dei disturbi della memoria, dell'attenzione e della concentrazione, oltre ad appiattimento emotivo e generale ottusità.
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Dalla Introduzione: Google ci rende stupidi? E' il titolo di un saggio critico sui media del  giornalista ed esperto di internet americano Nicholas Carr.
...Secondo la moderna ricerca neuroscientifica l'utilizzo dei media digitali solleva preoccupazioni di portata generale. Il cervello muta in continuazione, di conseguenza il contatto quotidiano con i mezzi di comunicazione digitali non può restare privo di effetti sugli utenti.
I media digitali- computer, smartphone, console di gioco e televisione- cambiano la nostra vita.
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Da Capitolo 9: Nativi digitali:mito e realtà.
...Il termine è stato coniato dal pedagogo e giornalista americano Marc Prensky, che lo utilizzò più di dieci anni fa in due saggi, e si riferisce alla generazione nata dopo il 1980, ovvero quando i computer e internet erano entrati ormai a far parte della vita quotidiana. Nel 2010 questa generazione ha raggiunto i 20-30 anni e sono quindi chiamati anche "generazione del millennio"...
...Il concetto di nativo digitale si riallaccia alla definizione di native speaker (madrelingua) e si riferisce al fatto che la lingua madre si impara e si padroneggia in maniera diversa rispetto a una lingua straniera. Nella lingua madre si pensa e si sogna...ciascuno è parte della propria cultura e non è più in grado di cancellare (nel parlare come nel pensare) il proprio accento. Poichè ogni individuo cresce in una comunità linguistica, ciascuno ha una lingua madre. I nativi digitali hanno la stessa caratteristica: la loro patria è il mondo digitale della moderna tecnologia informatica.
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Il tipico nativo digitale è sempre on-line; è perennemente in contatto con amici e parenti attraverso e-mail, sms, o social network, ascolta musica per diverse ore al giorno e continua a fare tutto questo anche la sera davanti alla tv....
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Sulla base degli studi neuroscientifici e in particolare delle ricerche sulla neuroplasticità e l'evoluzione del cervello...lo stile di vita di un nativo digitale non può non avere conseguenze.
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Conclusione: ...chi crede che si tratti di una generazione di bambini prodigio digitali si sbaglia.
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Dal Capitolo 10: Multitasking: attenzione disturbata.
Secondo uno studio americano, l'individuo moderno interrompe il proprio lavoro ogni 11 minuti.
Il cellulare suona e vibra in tasca; e-mail e messaggini sono annunciati da brevi squilli e, qualunque cosa la persona stia facendo, naturalmente ricevono subito risposta. La nostra vita nell'epoca digitale si definisce soprattutto dal fatto che facciamo sempre più cose nello stesso momento: navighiamo in rete, ascoltiamo musica, scriviamo sms sul cellulare e nel frattempo leggiamo un articolo sul giornale. La televisione è accesa in sottofondo e, come se non bastasse, poi si mette a suonare anche il telefono fisso.
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Conclusione: Numerosi test dimostrano che chi utilizza contemporaneamente diversi media digitali presenta problemi rispetto al controllo della propria mente. In relazione a tutte le attività mentali necessarie per il multitasking, i multitasker ottengono risultati peggiori dei non multitasker.
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Spero vivamente di aver scatenato qualche perplessità e dunque la volontà di saperne di più. Io stessa ho acquistato il libro dopo aver ascoltato un formatore di cui non ho avuto una buona impressione. Insomma, si può e si deve ampliare le proprie conoscenze anche partendo da critiche e idee discordanti o contrastanti. Poi in tutta coscienza si decide...

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